lunedì 12 marzo 2012

Josè Perez: “Sono nato così, facendo la danza”


Classe 1976, l’Havana. Parliamo di Josè Perez  talentuoso ballerino noto al grande pubblico grazie al fortunato programma “Amici di Maria De Filippi”. Ma prima? Muove i primi passi all’età di 8 anni con lo stile breakdance solo per divertimento, poi grazie ad una mamma forte si aprono le porte delle scuole e i teatri più prestigiosi del mondo.
Sei cubano e la tua terra è nota soprattutto per la musica e i balli latino americani, perché e soprattutto come ti sei avvicinato alla danza accademica?
Comincio a parlare della mia infanzia che l’ho trascorsa in strada, spesso con persone poco raccomandabili, poiché quello era il mio mondo. E mia madre un giorno ha sentito alla radio di un’audizione per la più importante scuola di danza del paese, mi ha tirato per le orecchie e mi ci ha portato. Ho fatto ben tre provini per entrare, poi comunque ero portato per ballare perché amavo già la breakdance. Devo dire che ho avuto molte
difficoltà non solo nello studio ma anche con gli amici del quartiere, che non capivano la mia passione e mi chiamavano Alicia Alonso o mi definivano “gay”, ma a questo non ho mai pensato, contava solo l’occasione che avevo di fronte. Quindi devo ringraziare mia madre, ho ascoltato i suoi consigli ed oggi sono qui solo grazie a lei.
Spesso madre natura regala delle doti ai ballerini: chi riesce più nei giri, chi nei salti, tu in particolare cosa hai ricevuto e qual è il tuo passo preferito?
Fondamentale, è studiare essendo molto severi con se stessi. Ho cercato di apprendere ogni passo in modo equo, per avere la tecnica nei salti o nei giri allo stesso livello e curare poi l’espressività. Non ti posso dire un passo in particolare poiché amo in generale girare o saltare.
Consiglieresti ad un giovane di oggi di seguire il cammino nel mondo della danza?
Assolutamente sì. Il mio primo consiglio però è che a qualsiasi età si voglia iniziare, anche se sarebbe meglio da piccolini, di studiare seriamente, di ottenere dalle ore di lezione il massimo, stando concentrati e fare molta attenzione a quello che dice il maestro.
Oltre a tua madre ti ha ispirato qualcuno in particolare nel mondo della danza?
Quando vivevo a Cuba vedevo i ballerini dell’Accademia cubana dalla televisione e con il fatto che facevo breakdance sognavo di mischiare le due cose e pensavo:”Magari fare un salto come quello e ballare la breakdance”.
In ambito professionale ti senti completo o ti manca qualcosa?
Sempre manca qualcosa, ho fatto tantissimo, ho lavorato con Gillian, Gheorge Jancu, ho vissuto in Germania, Scozia, Londra, Messico, Brasile, finchè poi nel 2003 sono arrivato in Italia. Ma ancora oggi imparo molto dalle persone che incontro.
Sei felice?
Sono felice, perché sto cercando di costruirmi ancora un futuro, ho 35 anni ma ho voglia di continuare. Ovviamente desidero tornare a casa, dai miei due gemellini e da mia moglie, è una decisione che dovrò prendere io, sarà dura, però senza la famiglia non si ha niente e allora quando è finito tutto di guardi intorno:  un braccio alla moglie, uno ai figli e la mamma la guardi e le dici Grazie.
In anteprima mi dice anche che è il testimonial per un nuovo gioco per imparare a ballare: “I love dance”, un tappeto elettronico e Dvd che farà impazzire tutte le appassionate ma: “Magari far avvicinare qualcuno a questa meravigliosa disciplina” aggiunge soddisfatto.
Lo ringrazio e lo saluto ricordandomi del suo sorriso di persona disponibile e gentile, poiché a volte il talento è anche sinonimo di umiltà.

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